Una specialità della cucina povera, che le nonne preparavano nel periodo di Pasqua. Occorrono due giorni di paziente lavorazione, in un’alternanza di impasti e di riposi, con una lenta lievitazione naturale. Dalla caratteristica crosta sottile e lucida, con uvetta e semi di anice. Si gusta a fine pasto, magari con un po’ di gelato alla crema. Dolce selezionato dall’Accademia Italiana della Cucina per l’edizione 2014 del Premio “Dino Villani”.